FONTE INFOBLUENERGIA.it – Articolo a cura di Raffaella Capritti

L’acqua rappresenta uno dei problemi più seri dei nostri giorni, fonte di guerre di accaparramento, è l’oro nero del domani. Dobbiamo utilizzarla in modo più responsabile, garantendo al tempo stesso che le persone più povere non rimangano indietro. E’ necessario limitare il consumo delle acque in bottiglia più costose e inquinanti, promuovendo quello dell’acqua del rubinetto, sicura ed economica. Il 22 marzo la Giornata Mondiale dell’Acqua organizzata quest’anno sul tema “Accelerating change to solve the water and sanitation crisis”

Il World Water Day vuole richiamare l’attenzione a livello globale sull’importanza di questa risorsa, preziosa ma non infinita, anche rispetto al tema del cambiamento climatico e sulle azioni da mettere in pratica per la sua salvaguardia: non possiamo permetterci di aspettare, i responsabili delle politiche climatiche devono mettere l’acqua, e la sua gestione sicura e sostenibile, al centro dei piani d’azione. Sembra banale ricordarlo: gli esseri umani hanno bisogno di acqua per sopravvivere, così come tutti i sistemi su cui facciamo affidamento: servizi igienici, sanità, istruzione, affari e industria.

Si tratta di un bene prezioso e di un fattore determinante per rispettare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, per la salute e la prosperità delle persone e del pianeta. Ma i nostri progressi rispetto ai target legati all’acqua sono fuori strada in maniera allarmante, mettendo a rischio l’intera Agenda per lo sviluppo sostenibile. Basti pensare che più di 100 paesi sono lontani dall’avere risorse idriche gestite in modo sostenibile entro il 2030.

Anche se l’accesso ad acqua potabile e servizi igienici gestiti in modo sicuro sono stati definiti dall’Obiettivo di sviluppo sostenibile 6 come diritti umani, miliardi di persone nel mondo ne sono attualmente escluse. Acqua e povertà sono strettamente legate. Senza la prima non c’è sviluppo e senza sviluppo è impossibile eliminare la povertà.

Secondo il Rapporto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2022, la popolazione che a livello globale utilizza servizi di acqua potabile gestiti in modo sicuro è aumentata dal 70% nel 2015 al 74% nel 2020. Tuttavia, sempre nel 2020 circa 2 miliardi di persone sono rimaste senza servizi, mettendo a rischio tutti gli altri Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Sono questi i principali temi di cui si discuterà durante la Conferenza ONU 2023 sull’acqua, in programma a New York tra il 22 e il 24 marzo, che dovrà stimolare un’azione urgente per accelerare gli sforzi internazionali per affrontare la crisi idrica globale.

Obiettivo della Conferenza è di adottare l’Agenda d’azione per l’acqua quale impegno da parte di governi, imprese e comunità per raggiungere gli obiettivi e i traguardi globali relativi all’acqua e ai servizi igienici.

La giornata mondiale dell’acqua

La Giornata mondiale dell’acqua, organizzata quest’anno sul tema “Accelerating change to solve the water and sanitation crisis”, si propone di accelerare il cambiamento, coinvolgendo cittadini, imprese e istituzioni, per risolvere la crisi idrica e igienico-sanitaria. L’acqua riguarda tutti noi che dobbiamo agire singolarmente e come parte di una comunità cambiando il modo in cui la utilizziamo, consumiamo e gestiamo nella vostra vita. Ma non solo, le guerre dovute alla scarsità di acqua negli anni sono aumentate, passando da 220 nel decennio 2000-2009, a 620 tra il 2010 e il 2019. E la siccità dovuta al cambiamento climatico sta facendo aumentare le zone a rischio desertificazione, che in Italia potrebbero riguardare il 20% della superficie totale (basti pensare che quest’inverno le precipitazioni sono diminuite del 45% rispetto alla media tra il 1991 e il 2020 e che fiumi e laghi sono già ai minimi storici).

Un impegno che coinvolge anche i cittadini

In Italia con 220 litri in media abitante al giorno, deteniamo il triste primato di sprecare più acqua rispetto agli altri paesi d’Europa (la media 165 litri). Il WWF fa notare che a questo consumo diretto si deve aggiungere quello indiretto legato all’”acqua nascosta” utilizzata per produrre i beni che utilizziamo e il nostro cibo, “ogni fase produttiva può consumare acqua, La somma di tutti questi consumi rappresenta l’impronta idrica quotidiana, per il 90% determinata dal cibo che mangiamo. In Italia abbiamo una delle impronte idriche più alte d’Europa”.

Tutti noi siamo coinvolti e possiamo agire per aiutare a risolvere la crisi idrica, attraverso semplici azioni:

  • Risparmiare acqua facendo docce brevi e non il bagno e facendo attenzione a non lasciare aperti i rubinetti per esempio quando ci si lava i denti
  • Intervenire velocemente in caso di perdite d’acqua nei rubinetti, nello scarico del WC o nelle tubature
  • Smettere di inquinare: non gettare negli scarichi rifiuti alimentari, oli esausti, medicinali e sostanze chimiche
  • Acquistare alimenti locali, a filiera corta e realizzati con meno acqua
  • Recuperare l’acqua piovana e utilizzarla per esempio per bagnare le piante
  • Riutilizzare l’acqua di cottura o del deumidificatore
  • Usare lavatrice e lavapiatti solo a pieno carico

Secondo quanto emerge da una ricerca svolta a febbraio da SodaStream, marchio specializzato in sistemi di gasatura domestica, l’80% degli italiani segue questi consigli, anche se i margini di miglioramento sono ampi: è ancora molto alta per esempio la % di persone che sciacquano i piatti sotto l’acqua corrente prima di metterli in lavastoviglie e sono meno del 50% gli intervistati dotati di rubinetti di ultima generazione, con tecnologia a risparmio idrico.

In Italia pubblicata la direttiva acqua potabile

Lo scorso 6 marzo è stato pubblicato in GU il Decreto Legislativo 23 febbraio 2023 n.18, “Attuazione della Direttiva UE 2020/2184 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano“, con l’obiettivo di proteggere la salute dai possibili effetti negativi dovuti alla contaminazione delle acque non salubri e garantire un maggior accesso alle acque destinate al consumo umano.

Anima Confindustria con le sue associazioni (Aqua Italia, Acism, Assopompe e Avr), ha contribuito ai lavori e al recepimento della direttiva europea, arrivando a definire un testo che stabilisce quali sono i requisiti minimi che le acque potabili devono rispettare, quali le azioni di monitoraggio che i gestori idropotabili, le autorità ambientali e sanitarie devono mettere in pratica, le sanzioni per il mancato rispetto degli obblighi previsti e i requisiti minimi per i reagenti chimici e i materiali filtranti attivi e passivi da utilizzare nel trattamento delle acque. Sono stati introdotti nuovi limiti per le sostanze considerate pericolose tra cui Pfas, cromo e clorati, è stata inserita la rilevazione del parametro legionella sull’acqua fredda e si considera la qualità dei materiali e prodotti in contatto con acqua potabile come fonte di possibile inquinamento. Infine per promuovere l’uso dell’acqua potabile si prevede l’installazione di erogatori negli edifici prioritari, quali aeroporti e stazioni, e negli edifici pubblici.

Il presidente di Anima Confindustria Marco Nocivelli sottolinea che il recepimento della nuova direttiva acqua potabile (approvata nel 2020) assicura una maggiore tutela per la la filiera e il consumatore finale:

“L’esito del lavoro di Anima e delle sue associazioni è una legge che promuove un’acqua destinata al consumo umano di maggiore qualità per tutta la popolazione, con l’ausilio di strumenti moderni per tutelarla fino al punto di erogazione, valorizzando tutti gli interventi che consentono di incrementare il corretto consumo dell’acqua di rubinetto (una vera risorsa a km zero), nonché il risparmio e l’efficienza per le famiglie italiane”.

 

La dispersione idrica lungo la rete

Quello della dispersione idrica lungo la rete è un problema molto serio e costante in Italia: secondo i dati dell’Istat del 2020, il 47,9% dell’acqua delle reti idriche pubbliche italiane non raggiunge infatti gli utenti finali.

Le cause sono diverse ma la principale è che la rete idrica in Italia è vecchia: il 25% ha più di 50 anni e il 60% più di 30. Un aiuto per le multiutility e i gestori italiani di reti idriche, perché possano iniziare ad agire per limitare le perdite e migliorare l’efficienza, arriva dai 900 milioni stanziati dal PNRR per il potenziamento della rete di distribuzione idrica soprattutto nel Mezzogiorno dove i problemi sono ancora più seri. Una situazione che comporta oneri importanti: l’Italia versa infatti 165mila € al giorno come sanzione all’UE a causa di diverse infrazioni in materia di infrastrutture idriche, tra cui mancanza dei sistemi di depurazione e filtraggio delle acque reflue e il loro riuso (Fonte: Rapporto Water Economy in Italy realizzato da Proger con la collaborazione della Fondazione Earth and Water Agenda).

Un problema che negli ultimi anni è stato aggravato dal cambiamento climatico e dall’aumento della siccità che, secondo i dati di ISPRA , sta provocando una riduzione annua della disponibilità idrica che nell’ultimo trentennio è stata di circa il 19% rispetto al periodo precedente.

Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche) evidenzia che per risolvere le criticità, il fabbisogno di investimenti del settore idrico nel nostro paese è di circa 6 miliardi di euro e “servono risorse aggiuntive per 1,3 miliardi di euro l’anno fino al 2026”.

L’associazione ha individuato 8 proposte, attuabili nel breve (4), medio (2) e lungo periodo (2), che potrebbero aiutare l’adattamento infrastrutturale delle reti idriche:

  • favorire il riuso efficiente delle acque reflue depurate, una soluzione efficiente e sostenibile al momento poco utilizzata
  • contrastare la progressiva salinizzazione della falda dovuta alla maggiore siccità, che rende le acque non potabili e inutilizzabili in agricoltura
  • diversificazione delle strategie di approvvigionamento, attraverso per esempio pratiche di dissalazione. E’ però necessario semplificare le procedure e gli iter autorizzativi
  • sostenere il completamento dell’affidamento del Servizio Idrico Integrato a gestori industriali in tutto il Paese
  • rafforzare il ruolo di pianificazione e governance dei 7 distretti idrografici
  • semplificare le procedure autorizzative per realizzare gli investimenti
  • promuovere l’uso efficiente dell’acqua, riducendo le perdite lungo la rete, introducendo incentivi e meccanismi di sostegno, istituendo la Giornata Nazionale del Risparmio Idrico e dell’uso razionale dell’acqua
  • velocizzare e semplificare la realizzazione delle opere infrastrutturali strategicheIl WWF sottolinea che per risolvere la crisi idrica è necessario partire dalle cause legate alla crisi climatica, pianificando un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici con tecnologie basate sulla natura (Nature Based Solutions) “per una corretta ricarica delle falde, per creare aree di laminazione naturale, per favorire processi di autodepurazione e per ridurre in generale la vulnerabilità del nostro territorio”.

Tra le priorità segnalate dall’associazione ambientalista vanno riviste le concessioni idriche, dando priorità agli usi idropotabili, all’agricoltura e all’ambiente; inoltre vanno rinaturalizzati i fiumi e la rete idrica superficiale ripristinando le zone umide e tutelando la biodiversità. Bisogna sostenere l’agricoltura biologica e privilegiare le colture che richiedono una ridotta irrigazione.

Tra le tecnologie disponibili la start up Pipecare ha sviluppato diverse soluzioni innovative che permettono di realizzare interventi di efficientamento della rete con il minimo impatto. Tra queste la tecnologia “Talr” – “Trenchless, Automated, Leakage e Repair” – permette di aggiustare le falle delle reti pubbliche, distribuite lungo sezioni di tubazioni fino a circa 500 metri, senza scavi e senza doverle localizzare puntualmente, assicurando una riduzione importante delle perdite in breve tempo, senza che siano necessari interventi strutturali. Si tratta di una tecnologia brevettata che prevede l’uso di PIG-Train, un composto a base vegetale-alimentare, che sigilla tutti i punti di perdita lungo la tubazione in pressione. Il composto viene introdotto e estratto attraverso i punti di innesto ed è poi spinto dall’acqua di rete, assicurando riparazioni della durata di 15 anni.

Per fare un esempio la tecnologia è stata scelta per riparare senza blocchi del traffico una tubazione in ghisa/piombo lunga 530 metri, della rete idrica di Publiacqua, a Pistoia.

La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) evidenzia che relativamente al problema delle perdite della rete idrica, in Italia si investe molto poco sulla manutenzione rispetto ad altri paesi, parliamo di solo 48 euro a cittadino contro una media UE di 100 euro. “Per colmare questo gap sarebbero necessari 12 miliardi di euro cui si dovrebbero aggiungere 6 miliardi l’anno per la depurazione e la manutenzione della rete idrica”. A fronte di ciò il PNRR ha destinato solo 2,8 miliardi di euro al sistema acqua.

Per affrontare l’emergenza idrica dovuta alla siccità è allo studio del Governo un decreto legge che prevede la nomina di un commissario straordinario, una cabina di regia fra i ministri interessati e la semplificazione delle procedure per gli interventi urgenti. D’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali verrà fissato un piano idrico straordinario nazionale, in modo da programmare le priorità di intervento.

Il presidente Sima, Alessandro Miani spiega che la presenza di circa 700 operatori che gestiscono la distribuzione dell’acqua, creano una forte frammentazione “appesantendo il processo burocratico complessivo e allontanando gli investitori privati, sempre più importanti negli inteventi di ammodernamento”.

Naturalmente non si può non considerare il problema della siccità che diventa ogni anno più serio e richiede per esempio l’utilizzo di tecnologie moderne in agricoltura, capaci di abbattere i consumi idrici fino al -30%. “Come Sima siamo favorevoli alla nomina di un commissario straordinario che abbia poteri in grado di superare la burocrazia e realizzare progetti di lunga durata, partendo dall’ammodernamento delle condutture, che in Italia per 500mila chilometri contengono ancora amianto, e da un piano di invasi che sullo stile leonardiano garantisca disponibilità idrica nei mesi più caldi e a rischio siccità”.

L’acqua del rubinetto è ottima, ma gli italiani bevono l’acqua in bottiglia

Proprio il 22 marzo, in occasione della giornata mondiale dell’acqua viene presentata la quarta edizione del Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia” curato dalla Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti. Lo Studio conferma che in Italia la qualità dell’acqua del rubinetto è ottima, con l’85% che viene prelevata da fonti sotterranee protette, deteniamo il primato tra i grandi paesi europei, ma solo il 29,5% dei cittadini, che amano definirsi sostenibili, beve acqua del rubinetto, percentuale più bassa al Sud e tra le persone di una certa età, i giovani si mostrano infatti più sensibili e attenti. Secondo i dati del Censis, con 208 litro pro capite l’anno siamo i primi consumatori in Europa di acqua in bottiglia, contro una media di 106 litri. A livello mondiale siamo secondi solo al Messico.

Il che significa, spiega sempre Utilitalia, un impatto importante su territorio e rifiuti: con 30 milioni di bottiglie di plastica e 7 di vetro utilizzate quotidianamente, ogni anno 13,5 miliardi di bottiglie diventano rifiuti da gestire.

Tutti noi quotidianamente consumiamo moltissima acqua, 220 litri pro capite, ma da una parte sottostimiamo questo dato e dall’altra l’88,4% degli italiani non conosce il costo unitario dell’acqua o lo ritiene troppo alto, quando, al contrario, con 2,10 €/m3 abbiamo una delle tariffe più basse in Europa (in Danimarca per esempio si superano i 9 Euro al m3).